In questo articolo esaminiamo con attenzione lo Statement congiunto
dell’International Consortium for Emergency Contraception (ICEC) e dell’
International Federation of Gynecology & Obstetrics (FIGO) relativo
al meccanismo d’azione delle Pillole Contraccettive d’Emergenza a base
di solo Levonorgestrel (LNG ECPs) proprio a partire dalla lettura degli
articoli scientifici citati a supporto dello stesso. Le conclusioni
dello Statement non sembrano corrispondere a quanto descritto negli
articoli dalla Letteratura, specie in relazione alla capacità delle LNG
ECPs di inibire l’ovulazione e alla loro supposta neutralità sul tessuto
endometriale.
Introduzione
Gli Statements pubblicati da Società Scientifiche Mediche
Internazionali sono documenti particolarmente importanti: essi servono
da linee-guida per le scelte professionali di migliaia di Medici in
tutto il mondo, i quali spesso si affidano completamente alle loro
conclusioni. La responsabilità etica e scientifica delle Società
Scientifiche è quindi particolarmente alta.
Circa un anno fa la
International Federation of Gynecology & Obstetrics (FIGO) ha emesso
uno Statement Congiunto con la International Consortium for Emergency
Contraception (ICEC) sul meccanismo d’azione delle Pillole
Contraccettive d’Emergenza a base di solo Levonorgestrel (LNG ECPs). Lo
Statement è stato pubblicato in Inglese e Spagnolo e ne viene annunciata
anche la traduzione in Francese (dal sito web ufficiale della FIGO).
La
domanda cui rispondere era: “How do levonorgestrel-only emergency
contraceptive pills (LNG ECPs) prevent pregnancy?” una domanda in cui il
termine “pregnancy” convenzionalmente copre la vita dell’embrione
soltanto nella sua fase successiva all’impianto, lasciando fuori la sua
settimana di vita antecedente, quella che dopo il concepimento lo porta
ad annidarsi, che è il centro di ogni dibattito relativo al meccanismo
d’azione delle ECPs.
Naturalmente la domanda suesposta è ancora completamente aperta.
Nonostante
ciò, attraverso lo Statement, ICEC e FIGO pretendono di chiudere
definitivamente il dibattito presentando LNG ECPs come farmaci che
“inhibit or delay ovulation”. Secondo gli Autori, “this should be the
primary and possibly the only mechanism of action for LNG ECPs”.
In
supporto allo Statement, gli Esperti di ICEC e FIGO citano sei lavori e
concludono che l’Evidenza dimostra che le LNG ECPs interferiscono con il
picco preovulatorio di LH, impedendo lo sviluppo e la maturazione dei
follicoli e/o il rilascio dell’uovo stesso.
Dopo di ciò, sulla base
della valutazione di ulteriore bibliografia, essi concludono che “Review
of the evidence suggests that LNG ECPs cannot prevent implantation of a
fertilized egg”. Infine, cercano possibili effetti delle LNG ECPs sulle
funzioni degli spermatozoi, ma non riescono a raggiungere alcuna
conclusione.
In questo articolo ci proponiamo di valutare le
conclusioni dello Statement basando la nostra analisi sulle stesse
Referenze bibliografiche dello Statement. La discussione seguirà lo
stesso ordine di argomenti: Ovulazione, Impianto e, infine, funzioni
degli Spermatozoi.
Naturalmente, i rapporti sessuali non protetti per
cui si raccomandano le ECPs sono quelli che avvengono nel periodo
fertile preovulatorio, che può durare fino a cinque giorni e termina
intorno alla ovulazione. Di conseguenza l’uso di ECPs sembra appropriato
soltanto dall’inizio di questo periodo fino a 72 ore dopo l’ovulazione e
questo è esattamente l’intervallo temporale considerato dalla
Letteratura citata nello Statement.
- LNG ECPs: impatto sulla Ovulazione
Obiettivo degli Autori era capire l’impatto delle LNG ECPs
sull’ovulazione. Tre articoli si basano sul dosaggio degli ormoni
urinari; gli altri associano il dosaggio degli ormoni urinari e
plasmatici; tutti, tranne Hapanagama, hanno usato ultrasuoni per
monitorare la crescita follicolare. Ogni studio ha dichiarato che le
donne arruolate erano sane e con cicli mestruali normali
Hapanagama riferisce di 12 pazienti: quattro di esse assunsero LNG
ECPs (0.75 mg x 2) a una distanza „d 3 giorni dal picco di LH e la loro
ovulazione venne ritardata; una fu trattata nel giorno LHƒ{2 (2 giorni
prima del picco) e non ovulò. Sette pazienti apparentemente ovularono ma
mostrarono ridotti livelli luteali di LH e una fase luteale breve: gran
parte di loro fu trattata nel giorno LH, una nel giorno LH, il giorno
del picco.
Marions somministrò due volte LNG ECPs (0.75 mg x 2) a sei donne: la
prima volta nel giorno LH; la seconda dopo l’ovulazione, nel giorno
LH+2. Valutò sia i livelli ormonali urinari, sia una biopsia
endometriale ottenuta nel giorno LH+(6-8).
Il trattamento
pre-ovulatorio inibì il picco di LH; tuttavia, sia la lunghezza del
ciclo che i livelli di estrone e pregnanediol glucuronide risultarono
simili a quelli del ciclo di controllo. Il trattamento post-ovulatorio
non modificò le caratteristiche del ciclo, ma l’endometrio risultò
istologicamente normale soltanto in tre pazienti (50%), asincrono (out
of phase) in due e insufficiente in una.
Successivamente somministrò lo stesso trattamento a sette donne nel
giorno LH; e valutò sia il comportamento degli ormoni urinari sia il
destino del follicolo dominante: un aumento chiaro del rapporto
LH/Creatinina fu riscontrato in quattro dei sette cicli nei giorni LH+1 e
LH+2 con un analogo ritardo nella salita dei livelli del progesterone.
Tuttavia, I follicoli dominanti osservati con ultrasuoni evidenziarono
un arresto della crescita (n = 3) o una crescita continua fino alla
mestruazione successiva (n = 4), suggerendo che l’ovulazione non si era
verificata.
Durand studiò quarantacinque donne; somministrò LNG ECPs (0.75 mg x
2) in diversi momenti del ciclo: nel giorno 10 (15 pazienti, Gruppo A),
nel giorno LHƒ{0 (picco di LH) (11 pazienti, Gruppo B), nel giorno LH+2
(11 pazienti, Gruppo C), o nella fase follicolare avanzata LH-(3+-1) (8
pazienti, Gruppo D). Una ecografia transvaginale e il dosaggio di LH
sierico vennero effettuate ogni giorno dal momento in cui LH divenne
dosabile nell’urina fino alla rottura del follicolo. I livelli sierici
di estradiolo e progesterone vennero dosati durante tutta la fase
luteale. Una biopsia endometriale fu effettuata nel giorno LH+9.
Dodici
pazienti nel Gruppo A non ovularono (8o%), le altre tre ovularono ma
presentarono un significativo accorciamento della fase luteale con
livelli luteali notevolmente inferiori di progesterone. Tutte le donne
nei Gruppi B, C, e D mostrarono segni ultrasonografici di rottura del
follicolo, e LNG non modificò il giorno del ciclo in cui si verificò
l’ovulazione. Nei Gruppi B e C non si osservarono differenze
significative sia nella lunghezza del ciclo sia nei livelli sierici
luteali di progesterone ed estradiolo rispetto ai cicli di controllo,
mentre nel Gruppo D la lunghezza del ciclo risultò normale ma i livelli
sierici luteali di progesterone risultarono significativamente ridotti.
Quanto alla istologia endometriale, l’Autrice conclude che essa risultò
normale in tutti i cicli trattati in cui si verificò l’ovulazione.
Tuttavia, riferisce anche che vennero esaminati soltanto 24 endometri su
33 prelevati nelle pazienti con cicli ovulatori, mentre nove furono
esclusi. Gli esclusi furono tutti i tre dal Gruppo A e quattro dal
Gruppo D (50%), che risultarono asincroni (out of phase), un ulteriore
endometrio dal Gruppo D e uno dal Gruppo B, che risultarono
quantitativamente insufficienti. Di conseguenza le 24 biopsie valutate e
riportate come normali provenivano quasi interamente dai Gruppi B e C,
quelli in cui LNG era stato
assunto al momento dell’ovulazione o successivamente.
Okewole somministrò LNG (1.5 mg) in un’unica dose a quattordici donne
nel periodo peri-ovulatorio per verificare i suoi effetti sui livelli
sierici di gonadotropine, estradiolo e progesterone. Otto donne (Gruppo
A) furono trattate nel giorno LH-3, mentre sei (Gruppo B) nel giorno
LH-1.
LNG prolungò significativamente la durata del ciclo nelle otto donne
del Gruppo A con un ritardo nel picco di LH di 96-120 ore. Nelle sei
donne del Gruppo B, al contrario, si osservò un accorciamento
nell’intera durata del ciclo (circa cinque giorni), mentre il picco di
LH fu ritardato non significativamente (24 ore). L’Autore concluse che
la somministrazione di LNG nella fase follicolare avanzata (Gruppo B)
non interferì con il picco di gonadotropine estradiolo-mediato di metà
ciclo e probabilmente con l’ovulazione, ma alterò la produzione di
progesterone dal corpo luteo con una fase luteale significativamente più
breve.
Infine l’articolo di Croxatto: egli somministrò alternativamente o
LNG ECPs (0.75 mg x 2), o LNG ECPs (0.75 mg in unica dose), oppure
placebo, a 58 donne presunte sane e con cicli normali. Le pazienti
vennero randomizzate in tre gruppi: un gruppo fu trattato quando il
follicolo dominante raggiunse un diametro medio di 12–14 mm (n=18); il
secondo quando il diametro del follicolo era di 15–17 mm (n=22); il
terzo gruppo quando il follicolo raggiunse un diametro ≥18 mm (n=18).
Una ecografia transvaginale (TVU) fu effettuata per stabilire il
diametro medio del follicolo dominante e successivamente per verificare
la rottura del follicolo stesso. Una volta raggiunto il diametro
follicolare pre-assegnato, venne effettuata una TVU giornalmente nei
cinque giorni consecutivi e poi due volte alla settimana fino alla
mestruazione in caso di mancata rottura del follicolo. Campioni di
sangue per il dosaggio ormonale vennero prelevati giornalmente
all’inizio del trattamento e nei cinque giorni successivi, e poi due
volte alla settimana fino alla mestruazione.
Ciò che colpisce è che
dopo trattamento con placebo solo il 59% delle donne ovularono
normalmente. Esse erano state presunte sane e normo-ovulatorie, ma in
esse si verificò un’incidenza piuttosto alta di mancata rottura del
follicolo o di disfunzione ovulatoria anche dopo la somministrazione di
innocuo placebo: fino al 62% quando ricevettero il placebo a un diametro
follicolare di 12–14 mm, 45% a 15–17 mm e 13% di mancata rottura del
follicolo quando il diametro follicolare era ≥18 mm.
La proporzione
complessiva di cicli con mancanza di rottura follicolare o disfunzione
ovulatoria era intorno all’82% dopo LNG, mentre era stata del 41% dopo
somministrazione di placebo (p<0.001). Raggruppando insieme la
mancanza di rottura follicolare e la disfunzione ovulatoria, l’una o
l’altra era presente nel 97%, 88% e 57% dei cicli quando il LNG veniva
somministrato con un follicolo di 12–14 mm, 15–17 mm or ≥18 mm,
rispettivamente.
I dati di Croxatto meritano più di un commento.
Primo: le
pazienti venivano presentate come donne con cicli normali, ma solo il
59% ebbe una normale ovulazione nel ciclo non trattato con LNG.
Secondo:
la disfunzione ovulatoria è stata definita come rottura del follicolo
non preceduta da un picco di LH, o preceduta da un picco di LH smorzato,
o non seguita da una salita di Progesterone sierico oltre 12 nmol/L.
Per rendere impossibile la fecondazione, essa dovrebbe essere
accompagnata da un mancato distacco del complesso cumulo-ovocita;
tuttavia, questo implicherebbe che la cascata collagenolitica che si
attiva nel follicolo per la sua rottura venga ad essere così selettiva e
limitata da non avere alcun effetto sul distacco del cumulo ooforo.
Inoltre, dati sperimentali citati da Croxatto stesso riportavano che la
probabilità di concepire nei cicli spontanei era correlata alle
caratteristiche del picco di LH: ma era solo ridotta, non annullata
quando il picco si presentava attenuato o breve. Infatti, un picco di LH
basso (25–42 IU/L) e breve (1 solo giorno) era associato a un tasso di
gravidanza più basso (5.6%), mentre raggiungeva il 23% con un picco di
LH di due giorni e di livello superiore alle 42 IU/L.
Terzo:
Croxatto stesso, citando dati propri, riportò che esiste una grande
variabilità nel tempo necessario perché un follicolo di dimensione data
arrivi a rottura. Per esempio (6), in un gruppo di 24 donne ci vollero
da 4 a 10 giorni perché un follicolo di 12-14 mm arrivasse al giorno
della rottura. Ciò significa che le 18 donne che erano state arruolate
con un follicolo dominante di tali dimensioni verosimilmente non erano
ancora nel periodo fertile del ciclo, e che tutt’al più solo poche di
loro erano proprio al suo inizio.
Nondimeno, anche supponendo che
tutte le considerazioni di Croxatto fossero corrette, non possiamo
tralasciare il fatto che maggiore è il diametro del follicolo dominante,
maggiore è la probabilità che l’ovulazione si verifichi e possa
seguirne il concepimento, e questa possibilità non può mai essere
esclusa, nemmeno quando LNG è somministrato negli stadi più precoci di
sviluppo follicolare. E questa probabilità apparirebbe ancora maggiore
se dallo studio fossero state escluse le pazienti che ancora non erano
nel periodo fertile del ciclo.
Considerando l’insieme degli studi, solo quello di Marion (sette
pazienti) supporta direttamente la tesi dello Statement. I risultati dei
rimanenti studi sono perlomeno contrastanti, anche se dovessimo dare
per scontati un alto numero di casi di luteinizzazione follicolare,
peraltro assolutamente non dimostrati negli studi esaminati. Inoltre, le
24 pazienti in cui LNG aveva posticipato l’ovulazione erano all’inizio
del loro periodo fertile (decimo giorno di ciclo o LH->_d 3) quando
ricevettero LNG e così pure le 18 pazienti trattate quando il loro
follicolo dominante aveva un diametro di 12-14 mm. Rapporti sessuali non
protetti nei giorni precedenti erano avvenuti verosimilmente in periodo
non fertile quando il rischio di concepire era praticamente nullo.
Infine, il numero esiguo di pazienti valutate (solo 142, suddivise in
sei diversi studi e ulteriormente in sottogruppi differenti) fa sì che
il campione non sia affatto rappresentativo e ci si chiede perché gli
Esperti qualificati di ICEC e FIGO abbiano voluto rilasciare lo
Statement sulla base di dati insufficienti e contraddittori.
- LNG ECPs: impatto sull’Impianto
Nello Statement, oltre a concludere che l’inibizione o il ritardo
dell’ovulazione è il principale meccanismo d’azione del LNG, gli Esperti
di ICEC e FIGO suggeriscono anche che “Review of the evidence suggests
that LNG ECPs cannot prevent implantation of a fertilized egg” e che
“Language on implantation should not be included in LNG ECP product
labelling”.
Vediamo quale sia l’ evidenza sugli effetti endometriali
del LNG. In alcuni degli studi già valutati l’ovulazione era seguita da
una fase luteale breve o inadeguata e in alcune pazienti che avevano
ovulato l’endometrio luteale era asincrono (out of phase); queste
osservazioni non possono essere conclusive, ma suggeriscono qualche tipo
di difficoltà per l’embrione che sta impiantandosi.
La stessa
Durand, alcuni anni dopo, aggiunse informazioni che appaiono ancora più
importanti, e che appaiono nella bibliografia degli Esperti ICEC e FIGO.
Utilizzando gli stessi materiali del suo studio precedente in modo
retrospettivo, evidenziò una bassa presenza (low staining score) di
glycodelina-A endometriale nelle pazienti trattate con LNG nel giorno
LH-(3+-1), le stesse pazienti descritt
e precedentemente come Gruppo D: proprio le stesse che ovularono ma
ebbero livelli luteali di progesterone significativamente minori. Questo
effetto endometriale non viene identificato dalla normale istologia e
può riflettere sia un effetto diretto del LNG oppure un suo effetto
indiretto dovuto ad un insufficiente produzione di progesterone dal
corpo luteo. Dato l’effetto inibitorio della glycodelina-A sulle cellule
natural killer, abbondanti nel sito di impianto, una ridotta
espressione endometriale di glycodelina-A può indicare un microambiente
con immunosoppressione ridotta in corrispondenza dell’interfaccia
materno-fetale proprio nel momento cruciale dell’impianto.
Per
converso, due studi dalla Svezia hanno dimostrato che LNG non inibisce
né l’attecchimento della blastocisti umana a un modello colturale
tridimensionale di cellule endometriali in vitro, né l’espressione da
parte dello steso modello dei fattori di recettività endometriali
regolati dal progesterone. Nello Statement di ICEC e FIGO si pretende
che questi dati dimostrino l’assenza di ogni effetto antinidatorio per
le LNG ECPs.
Nel primo di questi studi Lalitkumar dimostrò che il LNG
non inibiva l’impianto di blastocisti umane a un modello colturale
tridimensionale di cellule endometriali in vitro. Nell’esperimento essa
coltivò ed utilizzò tessuto endometriale secretivo fisiologico prelevato
da 22 volontarie con cicli mestruali regolari e documentata fertilità. I
campioni furono prelevati nei giorni del ciclo LH+4 to LH+5, che furono
determinati attraverso l’individuazione del picco di LH in campioni di
urine raccolti due volte al giorno da tutte le volontarie candidate alla
biopsia. Dopo aver coltivato le cellule e organizzato il modello,
valutò il tasso di impianto delle blastocisti umane quando al mezzo di
coltura veniva aggiunto progesterone da solo oppure progesterone e LNG.
Osservò un tasso di impianto sovrapponibile in entrambi i casi e
concluse che il LNG non inibiva l’impianto.
Nel secondo studio lo
stesso gruppo dimostrò che il medesimo modello tridimensionale di
cellule endometriali stromali ed epiteliali coltivate insieme in vitro
esprime i fattori di recettività endometriali, regolati dal
progesterone, che si osservano in condizioni del tutto fisiologiche e
che il trattamento con LNG non ne modificava l’espressione.
Nonostante
gli sforzi degli Autori dello Statement, riteniamo che i risultati di
entrambi gli studi Svedesi difficilmente possano essere utilizzati per
sostenere l’ipotesi che le LNG ECPs non inbiscano l’impianto
dell’embrione.
Infatti, l’endometrio luteale per entrambi gli studi
era stato ottenuto da donne con ciclo mestruale normale che non avevano
assunto LNG ECPs durante il loro periodo fertile. I prelievi bioptici
erano stati effettuati durante la fase luteale di cicli normali non
trattati, dopo un’accurata individuazione del picco di LH. Questo
modello non potrà mai essere rappresentativo del tessuto endometriale di
cicli in cui LNG ECPs siano state somministrate nel periodo pre- o
peri-ovulatorio. I risultati di questi studi potrebbero dimostrare
soltanto che le LNG ECPs somministrate 4-5 giorni dopo il concepimento
non possono impedire l’impianto dell’embrione; ma non è certo questo il
momento in cui si assume, per sua stessa definizione, la pillola del
giorno dopo.
- LNG ECPs : impatto sul muco cervicale e sulle funzioni degli spermatozoi
Solo poche parole sulla possibiltà che le LNG ECPs alterino le
funzioni degli spermatozoi. Lo Statement conclude che “Research on the
effect of LNG ECPs on sperm is inconclusive”. Sarebbe meglio dire che la
Ricerca nega ogni effetto del LNG, alle dosi usate nelle ECPs, sia
sulle funzioni degli spermatozoi, sia sulla qualità del muco cervicale,
sia infine sulla penetrazione degli spermatozoi dentro la cavità
uterina; infatti spermatozoi vitali vennero rinvenuti nel tratto
genitale 36–60 h dopo il coito e 24–48 h dopo l’assunzione di LNG.
In conclusione, lo Statement Congiunto dell’ICEC e della FIGO non
sembra un contributo finalizzato a chiarire in quale modo le LNG ECPs
evitino le gravidanze. Al contrario, il suo intento sembra quello di
chiudere il dibattito attraverso una risposta autoritaria piuttosto che
autorevole: un tentativo finalizzato a rendere le ECPs eticamente
accettabili anche per chi non accetti di interferire con la vita del
concepito. Il dibattito su una tematica così ricca di contenuti etici
pregnanti esige la massima prudenza ed il più alto rigore scientifico,
anche a costo di lasciare un problema irrisolto, nel doveroso rispetto
della verità scientifica e della libertà di scelta sia delle pazienti
sia dei medici.